L’esercito dei soli

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Romeo, un fragile diciottenne deluso dalla società e dagli affetti, è ingenuamente irretito in chat da un gruppo di estremisti islamici. In una sera di maggio impulsivamente partirà per raggiungere il gruppo al campo di addestramento nella penisola del Sinai. Arruolatosi col nome di Majid Al’itali ben presto capirà di essere finito in un inferno e che i compagni idealizzati sono in realtà un gruppo disumano. La nuova vita che gli viene imposta non è quella che immaginava,  esecuzioni, decapitazioni e torture sono all’ordine del giorno. Con il passare dei mesi accetta che non c’è via di scampo. Al campo vige una sola regola: o uccidi o sei ucciso.


Un barlume di speranza arriverà insieme ad alcuni prigionieri quando conoscerà una giovanissima reporter rapita e detenuta insieme ad altri giornalisti. A partire da quel momento Majid, sostenuto dal suo grande amico e compagno d’armi Salah, farà del suo meglio per sottrarre l’innocenza della ragazza alle sevizie e alle atrocità della prigionia. 

In un contesto agghiacciante dove vince il terrore, il dolore, il senso di colpa, dove si alternano rari momenti di bellezza a pulsioni di morte, pian piano si accenderà una luce che spingerà Majid a lottare.

Una storia dura, come tutte le storie di guerra, ma anche di amore e resistenza, che racconta la vita di una città controllata dal Califfato attraverso gli occhi di un “jihadista mancato” e di un ostaggio che sogna la libertà. Un racconto capace di portare alla luce uno spaccato sui foreign fighter, sottolineando quanto la mancanza di valori in patria possa generare scelte estreme e spingere a lasciare il proprio Paese per combattere una guerra estranea e straniera.

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Description

“Mi dirigo verso il luogo dell’imminente massacro. […] Non c’è molta gente, la maggior parte si è probabilmente chiusa in casa per sfuggire all’orrore. Tre uomini e due donne sono legati a dei pali con delle catene e i miliziani stanno gettando loro addosso un liquido scuro. Un soldato ha in mano una torcia infuocata. 

Rabbrividisco. 

Ascolto il verdetto, mentre sotto la pelle sento scorrere il ghiaccio a quella vista: quattro di loro sono cristiani copti, mentre l’ultimo ha criticato le rigide regole di Wilayat Sinai. Il boia passa accanto ai malcapitati, appiccando il fuoco. 

Le urla sono strazianti. Assisto inorridito alla scena mentre le povere vittime si dimenano disperate tra le fiamme, eppure non riesco a distogliere lo sguardo. Alcuni soldati continuano a versare loro addosso il liquido e alte fiammate si elevano dai corpi già mezzi bruciati. Tre dei quattro cristiani sono già morti. Il quarto smette di dimenarsi e lentamente si abbandona all’abbraccio mortale e sadico delle catene. Le loro carni sono completamente annerite, i loro abiti inceneriti. 

I miliziani artefici del massacro se ne vanno come nulla fosse, completamente desensibilizzati. Uno di loro sembra addirittura entusiasta. Il gelo continua a diffondersi tra i miei organi, un terrore viscerale e macabro: la paura di diventare come loro. 

Anche la poca gente rimasta lascia la piazza. Mi accorgo che l’ultimo uomo è ancora vivo e sta continuando a bruciare tra atroci sofferenze, le sue fauci sono spalancate in un grido senza suono. Serro involontariamente la mascella per trattenere le lacrime che stanno cominciando ad annebbiarmi la vista, mentre l’odore nauseante di carne bruciata mi riempie le narici e la mente.

Mi avvicino imbracciando il kalashnikov.

Smettila di muoverti, basta, basta! Non ce la faccio più a vedere questo scampolo di vita, basta, smettila!

Sparo una, due volte.

Smettila! Ti prego, basta…

L’uomo crolla finalmente a terra tra le catene, privo di vita. Abbiamo smesso entrambi di soffrire."

 
 

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Dettagli del libro

Anno di pubblicazione

Dicembre 2022

Numero di pagine

290

ISBN

9788831215374

Collana

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Autore

Majid Capovavi

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Reviews

1 recensione per L’esercito dei soli

  1. Silvia

    Rendo l’idea di quanto l’abbia amato se dico che ci ho messo un giorno e mezzo a finirlo? Il giorno e mezzo di lettura meglio speso da tanto tempo, e adesso spiegherò il perché.

    Una cosa che non si dice abbastanza spesso, di questo meraviglioso libro, è che oltre a essere una storia durissima sia anche molto commovente e e a suo modo delicata, visto che a narrarla è un tizio che non ha alcuna voglia di diventare disumano, ma non fa sconti a se stesso per le atrocità che commette, neppure quando si rende conto delle differenze tra lui e gli altri; un tizio che decide di proteggere le persone che ama come idealmente avrebbe voluto fare fin dall’inizio, quando è stato attratto con l’inganno nel Sinai, e si ritrova ad avere vicino un altro ragazzo che gli fa da specchio e gli insegna un po’ a perdonarsi, e una ragazza che pur essendo un ostaggio privato di ogni diritto ha una volontà d’acciaio di sopravvivere ed è una bussola morale non indifferente da cui prendere ispirazione; un tizio che a un certo punto, come in tutte le relazioni pure nate in contesti estremi, non sa più dove termini la salvezza/protezione che lui sta offrendo a loro e dove cominci quella che loro stanno dando a lui. Sono dinamiche in cui chiunque potrebbe riconoscersi, non c’è bisogno di aver fatto un’esperienza così estrema per trovarlo molto vero.
    Ma l’attenzione di Majid-autore per i legami umani non si esaurisce qui. Ci sono momenti un po’ più leggeri (mai spensierati) tra Salah e Majid, e anche molto delicati e dolci tra Majid e Giulietta: spesso parlando di cose comuni, divertenti (tipo la scena di “Chiedilo a Siri”, che mi ha strappato un sorriso), ma anche di arte, musica, libri, scrittura terapeutica, filosofia e immaginazione, e io ho davvero sentito che tutte le parti si stessero dando QUALCOSA (di vero, bellissimo, salvifico), e non stessero insieme solo perché “l’autore aveva deciso così”.
    Io credo che farà felici anche le persone che amano l’attivismo per i diritti umani e le pari opportunità. Com’è ovvio, si parla tantissimo anche di pulsioni di morte, autolesionismo, sadismo nel senso più efferato del termine, mascolinità tossica, gerarchia militare, i lati brutti ma anche quelli perversamente gradevoli del cameratismo, progettazione ed esecuzione di attentati, fascinazione ed esaltazione per le armi, modelli di forza e virilità alternativi.
    Inoltre, un plauso per la protagonista femminile. Giulietta, nonostante la situazione da classica “damigella in pericolo” in cui si trova (rapita dai terroristi mentre faceva uno stage per diventare reporter, persa in un Paese straniero conoscendo solo l’inglese, senza saper combattere, esile e fragilina di costituzione, a malapena maggiorenne) non è un personaggio passivo o statico e francamente ho adorato parlarne assai con Majid-autore, perché al posto di essere solo un bel faccino indifeso fosse anche una ragazza con obiettivi a lungo termine, un carattere molto più formato e solido di quello del protagonista, delle passioni che la caratterizzavano in modo profondo, la voce della ragione oltre qualunque attenuante, e perché invece di sviluppare una malsana Sindrome di Stoccolma si innamorasse gradualmente del protagonista, senza rinunciare a dubbi e diffidenze che sono solo normali all’inizio. Di quante coppie rappresentate nella letteratura, soprattutto quella il cui pubblico sarà principalmente giovane, si può parlare di caratterizzazione tanto consapevole? Più unico che raro!
    Dal punto di vista della tematica, invece, Majid Capovani ha fatto trilioni di ricerche sulla questione dei foreign fighters, della manipolazione che porta gente anche occidentale e molto lontana dalla causa dell’ISIS ad arruolarsi, e tanta accuratezza si nota, e l’autrice che è in me non può che approvare l’essersi sporcato tanto le mani, essersi assunto tanta responsabilità nel parlarne! Grazie alla sua cultura, peraltro, è riuscito a farlo senza scadere MAI nell’islamofobia.
    Persino quello che potrebbe essere un difetto (lo stile adolescenziale e in una prima persona che resta alquanto formale durante certi eventi) secondo me è una peculiarità funzionale alla storia: può avere l’effetto di avvicinare molte più persone che altrimenti potrebbero non reggere tutta la violenza mostrata, la rende digeribile attraverso un filtro, ed è mettersi allo stesso livello di un adolescente (che poi, l’autore aveva la stessa età del suo personaggio quando l’ha scritto, e pur essendo stato un testo rimaneggiato, e avendo subito un editing come in ogni pubblicazione che si rispetti, questa “anima” molto giovane la mantiene!)

    Di quanti autori così giovani si può dire lo stesso?
    Di quanti romanzi si può dire che siano così anticonformisti e necessari?
    Di quante storie più o meno “acerbe” ma anche capaci di osare e di trattare tematiche scomodissime si può dire che siano state strutturate con la stessa cura?

    Questo libro è speciale, è un esordio col botto, ed è una storia di cui – lo credo sinceramente – il mondo aveva bisogno.

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